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From: "Per. Ind. Loris Batacchio" <batacchio.loris@NOSPAMinfinito.it>

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Sent: Friday, December 24, 2004 7:25 PM

Subject: Divagazioni apparentemente insensate attorno al nostro titolo professionale. 1a parte.

 

Divagazioni apparentemente insensate attorno al nostro titolo professionale
(e non solo quello)
. Ovvero: stralcio di deliri durante una lunga
convalescenza.


Con questo post inizia una roba indefinibile, ma di poche parti. Diciamo...
una personale confessione, giustamente chiamata "divagazione" nel titolo,
sui timori, complessi e tristi realtà scolastiche, professionali, passate,
presenti e future di un modesto perito industriale: io.
Riluttante, ho deciso di pubblicarle sul NG dopo averne lungamente parlato
con alcuni amici e colleghi che si sono un ritrovati in queste righe del
tutto autoironiche, scritte senza alcuna pretesa.
Vi prego di non leggerle qualora siate lettori con esigenze letterarie
suscettibili, oppure di prenderle così come sono state scritte: con la
scarsa lucidità da deliri di convalescenza.

1a parte.

I COMPLESSI ADOLESCENZIALI
Per uno studente perito industriale, almeno per quelli della mio corso di
studi (1980 - 1985), era piuttosto complicato far capire agli altri che
scuola frequentasse, con il "pericolo" minore di essere confuso con uno
studente di un istituto professionale anziché di un istituto tecnico (con
tutto il rispetto per il primo). E la differenza, almeno allora, non era
solo nel nome e nell'ordinamento di studi.
Essere confuso con uno delle "professionali" poteva nuocere gravemente alla
propria immagine che faticosamente si tentava di propinare per prestigiosa
alla tipa carina conosciuta sul treno che, puntualmente, andava al classico
o allo scientifico e che, pur essendo una decina di centimetri più alta del
metro e mezzo, si sporgeva con disinvoltura a guardare gli altri dall'alto
in basso dietro ai suoi occhialini maliziosi...
A volte, esasperato dalla "disinformazione" e dalla confusione vaganti
veniva anche a me, come in un'inesorabile epidemia da sconforto, il
complesso di non sapere esattamente che scuola stessi frequentando...
In quegli anni, gli studenti dell'ITI venivano guardati con una certa
diffidenza, a volte giustificata, specialmente dalle tipe "atomiche" del non
lontano istituto magistrale oggetto di sistematiche "molestie da
doposcuola". Questo fenomeno, a dire la verità, era alla stessa stregua di
quello che si verificava nei confronti degli studenti dell'ITG, ma minore di
quello degli studenti del professionale e maggiore (non ho mai capito
perché)  di quello degli studenti della ragioneria.
Ora che ricordo meglio: la "reputazione" degli istituti superiori si
misurava anche dal numero progressivo annuale di bocciati e rimandati
.
L'ITI era al quarto posto della classifica provinciale, insieme al geometra
e all'ITA, ma dopo il classico, lo scientifico e la ragioneria che era a
pari merito col magistrale.

L'ETA'EVOLUTIVA
Nel 1985, dopo il diploma, scartata la strada del lavoro dipendente, per un
per. ind. elettrotecnico come me era poco probabile e pressoché impossibile
inserirsi agevolmente nella libera professione. La 46/90 sarebbe arrivata
solo cinque anni più tardi ed a fatica avrebbe dato corso ad una rivoluzione
soprattutto psicologica: quella dell'obbligo di progetto di impianti da
parte di "professionisti iscritti in albi professionali". L'iter per
l'iscrizione, le tasse da pagare ecc. erano solo un "tentativo" più che una
certezza che personalmente preferii combinare con gli studi universitari.
Successivamente, sia la L. 46/90 che il dPR 447/91 si so guardati bene
dall'individuare UNIVOCAMENTE le figure abilitate alla firma di tali
progetti... chissà perché !
Il mio professore di impianti, nel commentare la L. 46 appena pubblicata,
usò questa frase: "un ottimo campo profughi". Non si sbagliava. Alludeva
evidentemente alla speculazione che i più avrebbero fatto sulla mancata
esatta individuazione dei professionisti competenti a firmare i progetti
impiantistici.
Gli ordinamenti professionali di ogni categoria parlano chiaro, direbbero i
meno precipitosi, ma allora perché per le attività di campo strettamente
edile e catastale vengono puntualmente individuate le figure professionali
competenti sulle leggi relative, mentre per il settore impiantistico no ?
Il Consiglio Nazionale dei Periti Industriali sostiene da sempre che è colpa
del legislatore. Ed è ovvio. Le leggi le fa lui, ma la "carota" all'asino,
pardon, al legislatore, chi la dà ?
Il CNI (ingegneri), diceva sempre il mio prof., aveva la testa nel cemento
armato e non si preoccupava di queste "piccolezze"...
Ritrovo una certa analogia con le Finction TV di RAI e Mediaset: i
protagonisti sono sempre o quasi poliziotti, carabinieri, medici, avvocati,
giudici, ma mai periti industriali, geometri o periti agrari e nemmeno
ingegneri !
Del resto voi lo vedreste tal "per. ind. Adespotos" (è il primo che mi venga
in mente) protagonista di Finction TV alle prese con clienti, commissioni di
vigilanza, vigili del fuoco ed installatori ?
Credo che totalizzerebbe al massimo 2/3 spettatori lui incluso, perché a
tutti "non gliene potrebbe fregà dde meno..." di impianti e prevenzione
incendi.

I RIFLUSSI DEI COMPLESSI
Nell'88, al mio primo lavoro con tanto di timbro e firma, i clienti mi
chiamavano "ingegnere" nonostante le ripetute precisazioni che fossi perito
industriale: l'avevo anche ben scritto sul biglietto da visita, perché così,
e solo così, volevo essere chiamato.
Ma "perito" proprio non riuscivano (e riescono neanche ora) a dirlo.
Piuttosto i miei clienti preferivano e preferiscono usare i seguenti
"suffissi", in ordine di gradimento degli stessi clienti:
- signor;
- ingegnere;
- geometra;
- dottore;
- tecnico;
- ispettore;
- architetto;
- avvocato;
- ragioniere;
- capomastro;
- capocantiere.

Una volta, un certo simpatico cliente che avevo ripreso per la terza volta
proprio perché si ostinava a non chiamarmi "perito" ma "ingegnere" mi disse:
<<...mi scusi ma non riesco a chiamarla perito perché mi sembra
offensivo...>>.
Non sapevo se ridere o piangere...

Non parlo poi di tutti i "merletti" appiccicati attorno al nostro titolo.
Molti di questi sono epiteti persino offensivi, ma forse solo perché non ho
mai avuto lo spirito giusto per prenderla con una risata.

SIP, COMPLESSI DA TELECOMUNICAZIONI
Ovunque, poi, viene storpiata l'abbreviazione del nostro titolo.
A volte sembra che esista una sorta di competizione per renderlo più
ridicolo.
p.i.
p.e.
per.el.
p.i.e.
p.t.i.
perit.indus.le
p.t.t.
e chi più ne ha....
L'esempio più diffuso è quello delle pagine bianche (ex elenchi telefonici).
Chissà perché mi rode dover pagare un salatissimo canone per ritrovarmi
iscritto sull'elenco telefonico con la dicitura "p.i. Pinco Pallino"
nonostante io abbia più volte protestato -senza esito- che l'abbreviazione
corretta è "per. ind."
E quel che mi fa incazzare di più è che molti dirigenti e funzionari di quei
servizi di telecomunicazione sono proprio periti industriali, spesso sotto
mentite spoglie.
Del resto -per simpatica analogia- non mi risulta che "ingegnere" si sia mai
abbreviato "i.", "ragioniere" "r.", "architetto" "a." e "geometra" "g.".
Solo i periti industriali insieme ai periti agrari "godono" di questo strano
"privilegio" d'incertezza.
Ma anche qui, secondo il Consiglio Nazionale dei periti industriali, la
colpa è degli operatori di telecomunicazioni che non farebbero bene il
proprio lavoro. Ed allora ? Mi chiedo cosa ci vuole ad avviare un
PROCEDIMENTO in danno contro tutti gli attuali operatori di telefonia fissa
per lesione continuata all'immagine di categoria ? Probabilmente questo
procedimento costa troppo al CNPI molto impegnato in altre dispute più serie
oppure viene considerato il male minore di una patologia senza scampo...
<Fine 1a parte>

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